30.3.14

Nel frattempo in Italia...


Back to 500

Come apparirebbero le auto iconiche di molti film se fossero basate su auto iconiche europee?
Gerald Bear, illustratore newyorkese ma residente a Milano, ha provato ad immaginare una realtà alternativa in cui le icone sono coincidenti.


25.3.14

Cancellare la realtà: Street eraser



Vi è mai capitato di desiderare di cancellare qualcosa (o qualcuno...) dalla realtà come se fosse su un programma di fotoritocco? Qualcuno l'ha fatto. 



23.3.14

Caffè e tempo libero

Bere un caffè in genere può avere diversi significati: un'uscita tra amici, un incontro esplorativo, un supporto o una pausa dal lavoro o dallo studio, un semplice momento di relax. Di quest'ultimo Liv Buranday ha un'idea un po' particolare.



15.11.13

Risacca in autunno

immagine di Gipi


Come perline, colleziono incomprensioni su interminabili stringhe d'indaco.


10.7.13

CRACCK!!

 
La vecchia fornace by Gipi

In autobus.

CRACCK!!!

A: "oh si è rotto l'autobus?"
B: "no, no, però sta per fare un temporale pazzesco"
A: "meno male che tra 4 fermate scendo e sono a casa"

CRACCK!!

A: "mamma mia davvero potenti sti tuoni!"
B: "in realtà, ora si è rotto l'autobus".

Tutto il resto è grandine.


12.4.13

Dei quotidiani



"Stasera credo che farò del pesce...

"...con la creta, poi soffierò dandogli  vita,
quindi lo ucciderò per poi cucinarlo."


12.7.12

Come scrivere bene

Ecco una cosa divertente e potenzialmente utile, rileggerla ogni tanto potrebbe tornare utile.




tratto da: Umberto Eco, La Bustina di Minerva, Bompiani 2000

In questa Bustina Umberto Eco ha tradotto una serie di regole molto popolari tra i business writer americani. Sono passate di sito in sito e di email in email, per cui non si sa più chi sia l'autore.


Ho trovato in internet una serie di istruzioni su come scrivere bene.
Le faccio mie, con qualche variazione, perché penso che possano essere utili a molti, specie a coloro che frequentano le scuole di scrittura.
  1. Evita le allitterazioni, anche se allettano gli allocchi.
  2. Non è che il congiuntivo va evitato, anzi, che lo si usa quando necessario.
  3. Evita le frasi fatte: è minestra riscaldata.
  4. Esprimiti siccome ti nutri.
  5. Non usare sigle commerciali & abbreviazioni etc.
  6. Ricorda (sempre) che la parentesi (anche quando pare indispensabile) interrompe il filo del discorso.
  7. Stai attento a non fare... indigestione di puntini di sospensione.
  8. Usa meno virgolette possibili: non è “fine”.
  9. Non generalizzare mai.
  10. Le parole straniere non fanno affatto bon ton.
  11. Sii avaro di citazioni. Diceva giustamente Emerson: “Odio le citazioni. Dimmi solo quello che sai tu.”
  12. I paragoni sono come le frasi fatte.
  13. Non essere ridondante; non ripetere due volte la stessa cosa; ripetere è superfluo (per ridondanza s’intende la spiegazione inutile di qualcosa che il lettore ha già capito).
  14. Solo gli stronzi usano parole volgari.
  15. Sii sempre più o meno specifico.
  16. L'iperbole è la più straordinaria delle tecniche espressive.
  17. Non fare frasi di una sola parola. Eliminale.
  18. Guardati dalle metafore troppo ardite: sono piume sulle scaglie di un serpente.
  19. Metti, le virgole, al posto giusto.
  20. Distingui tra la funzione del punto e virgola e quella dei due punti: anche se non è facile.
  21. Se non trovi l’espressione italiana adatta non ricorrere mai all’espressione dialettale: peso el tacòn del buso.
  22. Non usare metafore incongruenti anche se ti paiono “cantare”: sono come un cigno che deraglia.
  23. C’è davvero bisogno di domande retoriche?
  24. Sii conciso, cerca di condensare i tuoi pensieri nel minor numero di parole possibile, evitando frasi lunghe — o spezzate da incisi che inevitabilmente confondono il lettore poco attento — affinché il tuo discorso non contribuisca a quell’inquinamento dell’informazione che è certamente (specie quando inutilmente farcito di precisazioni inutili, o almeno non indispensabili) una delle tragedie di questo nostro tempo dominato dal potere dei media.
  25. Gli accenti non debbono essere nè scorretti nè inutili, perchè chi lo fà sbaglia.
  26. Non si apostrofa un’articolo indeterminativo prima del sostantivo maschile.
  27. Non essere enfatico! Sii parco con gli esclamativi!
  28. Neppure i peggiori fans dei barbarismi pluralizzano i termini stranieri.
  29. Scrivi in modo esatto i nomi stranieri, come Beaudelaire, Roosewelt, Niezsche, e simili.
  30. Nomina direttamente autori e personaggi di cui parli, senza perifrasi. Così faceva il maggior scrittore lombardo del XIX secolo,l’autore del 5 maggio.
  31. All’inizio del discorso usa la captatio benevolentiae, per ingraziarti il lettore (ma forse siete così stupidi da non capire neppure quello che vi sto dicendo).
  32. Cura puntiliosamente l’ortograffia.
  33. Inutile dirti quanto sono stucchevoli le preterizioni.
  34. Non andare troppo sovente a capo.
    Almeno, non quando non serve.
  35. Non usare mai il plurale majestatis. Siamo convinti che faccia una pessima impressione.
  36. Non confondere la causa con l’effetto: saresti in errore e dunque avresti sbagliato.
  37. Non costruire frasi in cui la conclusione non segua logicamente dalle premesse: se tutti facessero così, allora le premesse conseguirebbero dalle conclusioni.
  38. Non indulgere ad arcaismi, hapax legomena o altri lessemi inusitati, nonché deep structures rizomatiche che, per quanto ti appaiano come altrettante epifanie della differenza grammatologica e inviti alla deriva decostruttiva – ma peggio ancora sarebbe se risultassero eccepibili allo scrutinio di chi legga con acribia ecdotica – eccedano comunque le competenze cognitive del destinatario.
  39. Non devi essere prolisso, ma neppure devi dire meno di quello che.
  40. Una frase compiuta deve avere.



Letto inizialmente su http://www.mestierediscrivere.com/index.php/articolo/eco2/


7.6.12

Cambio!




Oggi ho cambiato il titolo e l'header del blog.
Meditavo di farlo da un po' e, dopo una consultazione con Valeria l'ho fatto.
Paradossi itineranti era un concetto che rispecchia un me del passato, forse persino quando lo scrissi non mi rispecchiava più da un po'.
Ho deciso di mutare il tutto in Frames, per i molteplici significati che ha questa parola: Frammenti, cornici (ideologiche, visive), ma anche, attraverso metonimia, quadri e modi di pensare...e tantissime altre cose. Inizialmente non ero convinto dell'inglese ma Vale mi ha dato la spinta decisiva!
La definizione di "persona senza bussola" è legata al momento storico in cui ci troviamo, una realtà mutevole in cui non ho nulla che mi indichi una direzione e, se l'avessi, non potrei mai essere sicuro del suo funzionamento.
Cambia qualcosa a livello di contenuti? No. Ma la forma, il frame, forzando la mano, oggigiorno è anch'essa un contenuto.


1.6.12

Solchi






 Giuseppe Arienzo, classe '26, per tutti Peppino "Ciquaranta", è un ospite fisso del primo sedile passeggero sulla corsa C40 di Napoli, da cui prende soprannome, tragitto Capo Posillipo-P.zza Garibaldi. Una vita a solcare quella tratta non è bastata e Peppino, ex autista, ha deciso di garantire il servizio anche dopo la sua pensione, solcando, alla stessa maniera del percorso, le orecchie dei suoi successori a furia di urlare direzioni: "giuvinò mo' a destra, giuvinò rallentate che mo 'eta svolta'!".
Per Peppino il C40 non è solo un autobus, non solo un soprannome, è stata una bussola, un appiglio. Come per molti degli scugnizzi nati in quel periodo, la vita è stata tutt'altro che stabile: Il Fascismo, l'inquadratura, la guerra. La perdita dei genitori, la perdita della casa, la perdita delle convinzioni. Peppino è cresciuto vedendo la sua vita rivoltata come un guanto, col terrore che da un giorno all'altro tutto potesse crollare, col terrore di trovarsi nuovamente nel limbo delle macerie.
A volte nella vita ciò di cui hai bisogno si presenta sotto forma di donna, di lotteria, d'eredità; a Peppino arrivò sotto forma di autobus. A qualcuno potrebbe sembrare cosa di poco conto, ma per Peppino fu il faro nella notte: finalmente certezze, finalmente riferimenti. Dal primo giorno di lavoro sentì d'avere una missione: poter essere qualcosa di stabile e immutevole all'interno di una città che cambia, riuscire a unire due parti della città in maniera precisa e puntuale, essere sempre nel posto giusto al momento designato, ci riuscì. Il ragazzo insicuro diventò per anni il riferimento di tutti gli appartenenti a quella tratta, ogni giorno avanti e indietro, ogni giorno puntuale, non una variazione, non un imprevisto, ma una certezza incrollabile. Diventò un'immagine così rappresentativa che qualcuno saliva sul pullman anche solo per incontrarlo e parlarci; solo la pensione fu capace di schiodarlo da quella sedia. Una missione, però, non si abbandona per eventi così trascurabili. Ciquaranta da allora continua tutti i giorni a rispettare i suoi orari, sul "suo" sedile passegero, assicurandosi che nessuno permetta al C40 di deragliare dai solchi, materiali e dell'immaginario, marcati in anni e anni di costanza e che nessun giovanotto possa mutare il riferimento per le anime come Peppino..."mo ti devi fermà, nun t'o scurda'."