7.6.12

Cambio!




Oggi ho cambiato il titolo e l'header del blog.
Meditavo di farlo da un po' e, dopo una consultazione con Valeria l'ho fatto.
Paradossi itineranti era un concetto che rispecchia un me del passato, forse persino quando lo scrissi non mi rispecchiava più da un po'.
Ho deciso di mutare il tutto in Frames, per i molteplici significati che ha questa parola: Frammenti, cornici (ideologiche, visive), ma anche, attraverso metonimia, quadri e modi di pensare...e tantissime altre cose. Inizialmente non ero convinto dell'inglese ma Vale mi ha dato la spinta decisiva!
La definizione di "persona senza bussola" è legata al momento storico in cui ci troviamo, una realtà mutevole in cui non ho nulla che mi indichi una direzione e, se l'avessi, non potrei mai essere sicuro del suo funzionamento.
Cambia qualcosa a livello di contenuti? No. Ma la forma, il frame, forzando la mano, oggigiorno è anch'essa un contenuto.


1.6.12

Solchi






 Giuseppe Arienzo, classe '26, per tutti Peppino "Ciquaranta", è un ospite fisso del primo sedile passeggero sulla corsa C40 di Napoli, da cui prende soprannome, tragitto Capo Posillipo-P.zza Garibaldi. Una vita a solcare quella tratta non è bastata e Peppino, ex autista, ha deciso di garantire il servizio anche dopo la sua pensione, solcando, alla stessa maniera del percorso, le orecchie dei suoi successori a furia di urlare direzioni: "giuvinò mo' a destra, giuvinò rallentate che mo 'eta svolta'!".
Per Peppino il C40 non è solo un autobus, non solo un soprannome, è stata una bussola, un appiglio. Come per molti degli scugnizzi nati in quel periodo, la vita è stata tutt'altro che stabile: Il Fascismo, l'inquadratura, la guerra. La perdita dei genitori, la perdita della casa, la perdita delle convinzioni. Peppino è cresciuto vedendo la sua vita rivoltata come un guanto, col terrore che da un giorno all'altro tutto potesse crollare, col terrore di trovarsi nuovamente nel limbo delle macerie.
A volte nella vita ciò di cui hai bisogno si presenta sotto forma di donna, di lotteria, d'eredità; a Peppino arrivò sotto forma di autobus. A qualcuno potrebbe sembrare cosa di poco conto, ma per Peppino fu il faro nella notte: finalmente certezze, finalmente riferimenti. Dal primo giorno di lavoro sentì d'avere una missione: poter essere qualcosa di stabile e immutevole all'interno di una città che cambia, riuscire a unire due parti della città in maniera precisa e puntuale, essere sempre nel posto giusto al momento designato, ci riuscì. Il ragazzo insicuro diventò per anni il riferimento di tutti gli appartenenti a quella tratta, ogni giorno avanti e indietro, ogni giorno puntuale, non una variazione, non un imprevisto, ma una certezza incrollabile. Diventò un'immagine così rappresentativa che qualcuno saliva sul pullman anche solo per incontrarlo e parlarci; solo la pensione fu capace di schiodarlo da quella sedia. Una missione, però, non si abbandona per eventi così trascurabili. Ciquaranta da allora continua tutti i giorni a rispettare i suoi orari, sul "suo" sedile passegero, assicurandosi che nessuno permetta al C40 di deragliare dai solchi, materiali e dell'immaginario, marcati in anni e anni di costanza e che nessun giovanotto possa mutare il riferimento per le anime come Peppino..."mo ti devi fermà, nun t'o scurda'."