18.2.11

Apriamo gli occhi, non torniamo indietro.




Io trovo esagerata questa protesta contro l'unità d'Italia. Io anche continuo ad essere arrabbiato per le bugie che si perpetuano negli anni che continuano a infangare la memoria del meridione, del meridione però ATTENZIONE. I Borbone, per quanto non demoni, non erano neanche santi. Qui si fa del revisionismo contrario in continuazione, valicando i limiti del buonsenso. Credete che fossero monarchi illuminati, non stragisti, altruisti e dai princìpi moderni? NO, non lo erano. Erano monarchi non migliori nè peggiori degli altri che facevano il meglio per la loro nazione, in particolare per la capitale.
Di certo non erano peggio dei Savoia, SIA CHIARO, ma tutta questa santificazione mi da ai nervi. I princìpi partigiani, i princìpi che hanno mosso Garibaldi e i mille sì che erano forti. Garibaldi è stato preso in giro e quasi costretto a Teano a consegnare il sud Italia, liberato dalla monarchia assolutista (e non dai Borbone), a Vittorio Emanuele. Sul furto e l'abbandono conseguente del sudItalia sono più che d'accordo e condanno tutto, ma i valori no. Benigni ieri ha parlato prevalentemente di questi, non posso criticarlo (tranne per una bugia che ha detto in un momento, relative ad una testimonianza rivelatasi poi falsa nel tempo, di cui probabilmente non è neanche a conoscenza).
Parlare di un futuro duosiciliano, un sud Italia staccato, secessionista, per me è stupido. Bisogna pensare al futuro, pur mantenendo le battaglie per la difesa del nostro patrimonio culturale, per la riabilitazione della memoria e reputazione del sud. Bisogna muoversi avanti, un ritorno alle Due Sicilie sarebbe un ritorno al passato, al vecchio, a qualcosa che oggi non potrebbe più esistere: Uno zombie.
Vi prego ragionate e non lasciatevi trascinare dal populismo che tanto condanniamo in altre sedi.


17.2.11

L'arte dello spiegare l'arte


Oggi mi sono imbattuto nel post di uno sceneggiatore italiano, Mauro Uzzeo (sceneggiatore italiano di fumetti, film/telefilm e cartoni animati), in cui ha spiegato, quasi tavola per tavola (con screen annessi), il suo lavoro nella stesura di un albo della testata John Doe (la mia preferita). L'albo, suo esordio, è stato uno dei più belli degli ultimi anni e leggerne la struttura narrativa è stato un gran regalo per me.
Se siete interessati alle sceneggiature o siete solo curiosi o ancora se amate John Doe, vi consiglio fermamente di leggere il lungo intervento sul suo blog QUI


14.2.11

La debolezza dei supercattivi.


Recentemente mi sono trovato ad avere a che fare più volte con discorsi di supereroi e supercattivi. Generalmente quest'ultimi sono sempre perdenti, se non in singoli episodi, per la legge de "il buono deve sempre vincere", "l'amicizia e l'amore sono più forti dell'odio" e quella de "il lieto fine". Balle! Finalmente ho capito perchè i cattivi perdono sempre (eccetto pochi particolari che comunque confermano la regola).
E' un problema di motivazioni! Immaginate: perchè un cattivo diventa cattivo? Ci sono varie possibilità che ora elenco:
1.Psicopatico di natura o indotto da ciò che gli ha donato anche i poteri: sono i cattivi più pericolosi ma sono anche rarissimi, quindi sfuggono alla regola della debolezza...la classica eccezione che conferma la regola della motivazione, loro ne hanno (a loro modo)!
2.Il cattivo ladro: è il classico cattivo che si è fatto innestare i poteri per fare soldi (o tornaconti personali) o ha pensato di fare soldi dopo averne ottenuti, ovviamente non sono motivazioni forti e nel momento in cui rischia seriamente di "farsi male" o avere dei danni fugge o si pente, non rischiando azioni veramente pericolose
3 Il cattivo invidioso: è il classico cattivo, quello scarso, deluso dalla vita e incapace di sorreggere il ruolo di supereroe o di buono che inizialmente si era prefisso. E' quello che ha "shitty powers"[cit.] ossia poteri che possono anche creare fastidi, ma ridicoli e facilmente contrastabili, una volta superata la sorpresa iniziale. Sono quelli che nella vita sono sempre stati mediocri e vedono il loro potere come un'occasione di riscatto o un dono unico a cui gli altri si dovrebbero solo inchinare, quando invece si sopravvalutano oltremodo. Volete metterlo contro i supereroi che hanno dalla loro la gente(escluso qualche marvel), i valori(vabbè questo non tutti), gli alleati e comunque tutto ciò che un eroe può avere?

Tanto per cambiare per me questa è una metafora. Nella vita di tutti i giorni troviamo spesso (ma non solo) questi tipi di antagonisti, che seguono le stesse regole descritte. Ovviamente riconoscerli può rendere la contesa più chiara e affrontabile...senza dimenticare che non si è supereroi con superpoteri.

P.S. Perchè ho messo la regola generale come terzo punto di tre? Volete mettere la suspance?


7.2.11

L'insostenibile leggerezza dell'essere.



Ovviamente buona parte di chi leggerà il titolo di quest'intervento, o almeno chi conosce un minimo Kundera, penserà subito ad una recensione o a riflessioni legate al libro. Non è così.
(Se non vi va di leggere lunghe riflessioni un po' deliranti e contorte finite di leggere adesso.)
Viene da chiedersi il perchè della scelta di questo titolo per questo post dal contenuto ancora inespresso: si tratta di una sensazione,  ritrovarsi a pensare in una notte qualunque, tra riflessioni qualunque, a quanto il fatto di continuare a vivere in maniera serena, o perlomeno accettabile, sia legato in gran parte all'esigenza di navigare in superficie, effettuando solo alcune immersioni occasionali.

Disegno la metafora: La vita è il mare; noi siamo esseri acquatici; la vita di ogni giorno, con le sue questioni quotidiane, è la superficie; le immersioni sono le questioni morali o le grandi battaglie che si intraprendono.

La riflessione era legata alla quantità di immersioni che mi piacerebbe fare, vorrei vivere sott'acqua! Il mio organismo di essere acquatico però non ce la fa. E'(scusate la e+', ma non mi va di andare a recuperare la è maiuscola accentata) la storia di qualcuno che vorrebbe trovare un equilibrio, abbandonare la natura del suo essere che lo richiama alla superficie, perchè più leggera dell'acqua. Allo stesso tempo questo essere non riesce a sopportare la propria natura di esclusiva superficie: è una storia raccontata tante volte attraverso le fiabe, ma solo adesso è chiara.

Mi scuso per il disordine nella scrittura e per lo stile imperfetto ma, come da tag, mi sono lasciato un po' andare ad un flusso di coscienza.

Sarei tanto curioso di sapere quanti esseri di superficie condividano il mio attuale destino...